POLICOSANOLO
(Saccharum
officinarum)
Azione sul colesterolo:
Il policosanolo è una miscela di alcooli alifatici primari ad alto peso
molecolare isolati dalla canna da zucchero (Saccharum officinarum). Il loro
componente principale è l'octacosanolo.
Esso è capace di ridurre il colesterolo, in
particolare a carico della frazione LDL (quella cattiva) del colesterolo e un
poco meno del colesterolo totale. Contemporaneamente alcuni lavori hanno
segnalato un aumento della frazione HDL (quella buona) del colesterolo.
Non
è ancora ben noto il meccanismo d'azione con cui questa sostanza esercita il suo
effetto. Studi molto recenti indicano che il policosanolo riduce la produzione
di un enzima, la HMG-CoA reduttasi, fondamentale per la produzione del
colesterolo.
I numerosi studi clinici pubblicati finora indicano che una
dose di policosanolo compresa tra 10 e 20 mg al giorno è in grado di abbassare
il colesterolo totale tra il 17 e il 21% e il colesterolo LDL tra il 21 e il 29%
e di aumentare il colesterolo HDL tra l'8 e il 12%. Inoltre il policosanolo
abbassa anche i trigliceridi, in media di circa il 10%.
E' stato dimostrato
che il policosanolo ha la stessa efficacia della simvastatina e della
pravastatina nel ridurre il colesterolo. Esiste anche uno studio che ha
paragonato il policosanolo all’atorvastatina, una statina più recente delle due
precedenti. In questo studio è stato dimostrato che l’efficacia del policosanolo
nel ridurre il colesterolo è solo leggermente inferiore a quella
dell’atorvastatina. Questi farmaci sono le cosiddette statine, e sono i farmaci
più efficaci per la riduzione del colesterolo e per la protezione dei vasi
sanguigni e del cuore oggi disponibili.
Il policosanolo ha anche altre
azioni utili sull'apparato cardiovascolare. Infatti esso svolge una valida
azione antiaggregante piastrinica, paragonabile a quella esercitata dall'acido
acetilsalicilico. In questo modo aiuta a ridurre la formazione dei trombi che
possono formarsi nei vasi sanguigni.
Inoltre riduce la proliferazione delle
cellule muscolari lisce della parete vasale, che quando aumenta troppo riduce il
diametro dei vasi sanguigni e quindi la portata di sangue. Il policosanolo è
efficace anche nel combattere i radicali liberi e grazie a questo effetto
ostacola l’ossidazione delle LDL, che è la causa principale dello sviluppo
dell’aterosclerosi.
E’ stata fatta
una valutazione degli studi clinici esistenti sul policosanolo. Si può dire che
a dosi comprese tra 10 e 20 mg al giorno esso riduce il colesterolo totale tra
il 17 e il 21%, il colesterolo LDL tra il 21 e il 29% e aumenta il colesterolo
HDL tra l’8 e il 15%. Una dose giornaliera di 10 mg. di policosanolo ha
all’incirca la stessa efficacia di riduzione del colesterolo LDL di una pari
dose di simvastatina o di pravastatina. I trigliceridi sono meno influenzati dal
policosanolo. Quest’ultimo sembra essere molto ben tollerato, come dimostrano
almeno 2 studi a lungo termine con dosaggi pieni di queste sostanze. Studi
su animali indicano che il policosanolo incrementa il catabolismo del
colesterolo LDL, probabilmente aumentando il numero di recettori per il
colesterolo LDL a livello epatico. Esso inoltre inibisce notevolmente la sintesi
dell’enzima HmgCoA reduttasi, ma assai poco la sua attività una volta
sintetizzato. Inoltre il policosanolo riduce la proliferazione delle cellule
muscolari lisce della parete vasale, l’aggregazione piastrinica e l’ossidazione
delle LDL, tutti fenomeni che favoriscono l’aterosclerosi. Mancano ancora
dati clinici riguardanti il suo effetto sulla mortalità cardiovascolare di
popolazioni trattate con questa sostanza.
Di particolare interesse
è un recente studio aperto, nel quale è stata valutata l’efficacia di 20 mg/die
di policosanoli somministrati per un periodo di 12 mesi a pazienti con livelli
sierici di colesterolo elevati e caratterizzati da molteplici fattori di rischi
coronarici [Castano et Al., 1999b]; si tratta dello studio di maggiore
durata che abbia valutato l’impatto sul profilo lipidemico della dose di 20
mg/die di policosanoli. Dopo i primi 2 mesi, le modificazioni riscontrate nel
profilo lipidico sono risultate in accordo con quelle registrate nei precedenti
studi clinici controllati di durata più modesta: il colesterolo LDL era
mediamente diminuito del 25% e il colesterolo HDL era aumentato del 31%.
Tuttavia, questi effetti si sono intensificati gradualmente nel corso dei
successivi 10 mesi: al termine dei 12 mesi di durata dello studio il colesterolo
LDL era infatti diminuito in media del 45%, il colesterolo HDL era
straordinariamente aumentato del 68%, mentre i trigliceridi erano diminuiti del
21%. Inoltre, la pressione arteriosa sistolica era diminuita di 11 mmHg. Questo
fenomeno è stato tentativamente spiegato con l’aumento continuo nei tessuti
della concentrazione degli alcooli solubili nei lipidi presenti nei policosanoli
durante l’intero periodo di trattamento.
BIBLIOGRAFIA.
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Estratto di Citrus
aurantium
titolato in
PMFs
L’estratto di Citrus aurantium
(fig.1) titolato in polimetossi flavoni può rappresentare un’alternativa
naturale ed efficace per ridurre i livelli di colesterolo LDL senza incorrere
negli effetti collaterali causati dai tradizionali farmaci
ipolipidemizzanti.
I polimetossi flavoni (PMFs) sono una classe di bioflavonoidi altamente metossilati contenuti nella
buccia degli agrumi, in particolar modo di arance e mandarini. I PMFs sono
presenti anche nel succo, ma in concentrazioni molto basse: per riuscire ad
assumerne quantità terapeutiche sarebbe infatti necessario berne più di venti
bicchieri al giorno.
I due principali PMFs
presenti nella buccia di arance e mandarini sono la tangeretina e la nobiletina
(fig.2). I dati raccolti
suggeriscono che questi due composti hanno la capacità di abbassare i livelli di
LDL del 32-40%, probabilmente inibendo la sintesi di grassi (colesterolo e
trigliceridi) nel fegato1.
PROPRIETA’
SALUTISTICHE
I PMFs presentano caratteristiche e proprietà simili
a quelle di altri bioflavonoidi presenti negli agrumi, e
cioè:
·
Attività
antiossidante;
·
Attività
antinfiammatoria;
Ma con i
PMFs si osserva una riduzione del colesterolo totale e
del colesterolo LDL 3 volte superiore a quella di altri
flavonoidi
RIDUZIONE
RISCHIO CARDIOVASCOLARE
RIDUZIONE
DEL COLESTEROLO TOTALE E DEL COLESTEROLO LDL
Due diverse formulazioni contenenti rispettivamente PMFs (prevalentemente
tangeretina), ed esperidina e naringina,
sono state valutate per la loro potenziale attività
ipocolesterolemizzante in criceti con ipercolesterolemia indotta dalla dieta.
Negli animali, la dieta contenente l’ 1% di PMFs ha ridotto significativamente
le concentrazioni seriche di colesterolo LDL (32-40%), di VLDL (19-27%) e di triacilgliceroli. Un
simile effetto è stato osservato anche con la miscela esperidina-naringina
(1:1), ma soltanto ad una concentrazione 3 volte superiore.
I metaboliti della tangeretina, diidrossitrimetossiflavone e
monoidrossitetrametossiflavone (glucuronidi e agliconi) sono stati identificati
in elevate concentrazione nel siero, nelle urine e a livello epatico. È stato
osservato che le concentrazioni di questi metaboliti misurate a livello epatico
corrispondono alle concentrazioni ipolipidemizzanti di tangeretina utilizzata negli esperimenti in vitro. Ciò suggerisce che gli elevati
livelli dei metaboliti possano
essere direttamente responsabili degli effetti ipocolesterolemizzanti della
tangeretina osservati in vivo.1
Meccanismo
d’azione della tangeretina :
Riduzione della sintesi di apo-B
La tangeretina è in grado di ridurre il livelli di apoproteina B, una proteina strutturale
necessaria per la sintesi endogena del colesterolo LDL2. Come noto,
le LDL sono lipoproteine essenzialmente deputate al trasporto del colesterolo
nel plasma, il quale, in forma esterificata, raggiunge i tessuti periferici e il fegato. A
livello epatico le LDL interagiscono con
recettori specifici per l’apo-B, che è in gran parte responsabile del
loro catabolismo.
Nel plasma umano è possibile identificare 2 isoforme di apo-B, denominate
apoB-48 e apoB-100. Questa ultima è la
più abbondante ed anche quella che costituisce l’apolipoproteina B che si
trova nel colesterolo-LDL
sintetizzato a livello epatico. L’apo-B ha la funzione di solubilizzare il
colesterolo all’interno del complesso LDL-colesterolo, e ciò permette di
aumentare la capacità di trasporto delle LDL, e quindi il successivo deposito a
livello delle pareti arteriose. Per questo motivo l’apo-B può essere considerato un marker efficiente
per valutare la capacità di deposito del colesterolo del sangue: aumentati
livelli di apo-B sono quindi associati ad un aumentato rischio
cardiovascolare.
La tangeretina agisce su due passaggi della via
biosintetica che porta alla formazione di apo-B:
inibisce l’azione dell’MTTP (microsomial
triglyceride transfer protein), la proteina coinvolta nel trasferimento dei
lipidi alle molecole di apo-B in formazione. In altri termini, si osserva la
riduzione della secrezione di apo-B attraverso il decremento della
biodisponibilità dei trigliceridi cellulari (TG);
inibisce il diacilglicerolo acetiltransferasi
(DGTA), l’enzima coinvolto nel passaggio finale della sintesi dei
trigliceridi. Dato che i trigliceridi sono parte integrante dell’apo-B, limitare la loro
produzione significa dunque limitare anche la produzione di apo-B e quindi di LDL.
Il trattamento con PMFs non sembra avere effetti sui
livelli di colesterolo-HDL. È ora
in corso uno studio a lungo termine sull’uomo sui livelli di
LDL.
Meccanismo
d’azione della nobiletina: Attività
antiateromatosa
Il processo di insorgenza
dell'aterosclerosi ha inizio essenzialmente nel momento in cui le lipoproteine
penetrano nella parete arteriosa e vengono intrappolate nell'intima, dove sono
sottoposte a modificazioni di tipo ossidativo. I macrofagi (le cellule che si
formano quando i monociti, provenienti dal circolo, passano attraverso la parete
dell'arteria) fagocitano avidamente queste lipoproteine a bassa densità
modificate, contribuendo alla loro trasformazione in cellule schiumose. Uno dei
recettori cellulari responsabile di questo processo è l’SR-A, il quale media
l’internalizzazione delle LDL modificate.
Come marker dell’accumulo di colesterolo mediato dal recettore SR-A dei macrofagi, sono state esaminate le
capacità di quattro flavonoidi (naringina, esperidina, tangeretina e nobiletina)
di modulare il metabolismo dell’ LDL acetilata (acLDL), una lipoproteina
modificata che è in grado di indurre la formazione delle cellule
schiumose3,4 (oltre ad essere lo specifico ligando del recettore
SR-A) . Di questi flavonoidi, solo la nobiletina è risultata in grado di inibire
(50-72%) il metabolismo dell’ acLDL.
L’ effetto mediato dalla
nobiletina è specifico per l’SR-A, e non è dunque un effetto generale sul
metabolismo delle lipoproteine, dato che tutti e quattro i flavonoidi riducono
significativamente il metabolismo delle beta-VLDL. Questi studi suggeriscono
quindi che la nobiletina, oltre a ridurre i livelli di colesterolo nel plasma,
può prevenire la formazione della placca ateromatosa a livello della parete
vascolare inibendo la formazione delle cellule
schiumose5.
Attivita’ antiossidante
La buccia degli agrumi, oltre ai PMFs, contiene un gran numero di
composti fenolici ad attività antiossidante. Le diverse classi di composti sono
state separate e quantificate. Le attività antiossidanti di ciascuna classe sono
state misurate utilizzando due distinti saggi. Una parte significativa
dell’attività antiossidante è attribuibile a flavoni presenti in piccola
percentuale, come i glucosidi di limocitrina, limocitrolo e
crisoeriolo6.
Attivita’
antiinfiammatoria
I flavonoidi (e i loro metaboliti) estratti da varie
specie di Citrus hanno dimostrato di possedere importanti proprietà biologiche
protettive, tra queste l’attività antiinfiammatoria7,8. Ricerche
hanno stabilito che l’infiammazione induce nel corpo la produzione di proteina C
reattiva (CRP), e sembra che i PMFs abbiano un qualche effetto su tale marker. Alcuni ricercatori hanno dimostrato che
la presenza di CRP nel corpo è un fattore predittivo di rischio cardiaco più
affidabile di ogni altro fattore di rischio ad oggi
conosciuto20.
Un’altro studio ha inoltre valutato gli effetti
condroprotettivi dei flavonoidi estratti dal Citrus, in particolar modo della
nobiletina, utilizzando culture di condrociti articolari e di fibroblasti
sinoviali di coniglio. Sono stati esaminati gli effetti di alcuni flavonoidi
(compresi tangeretina e nobiletina) sulla produzione e sulla espressione del
gene della MMP (matrice metalloproteinasi) e sulla produzione di prostaglandina
E2 (PGE2).
I risultati ottenuti hanno suggerito che la nobiletina potrebbe essere
considerata un nuovo agente antinfiammatorio con la potenziale attività di
inibire la produzione di PGE2, la degradazione della cartilagine articolare, e
la formazione di tumefazioni nell’artrite reumatoide e nell’osteoartrite
9.
azione fotoprotettiva
Gli effetti della nobiletina sono stati valutati anche in riferimento
alla produzione di prostaglandina E2 in cheratinociti umani irradiati mediante
UVB. I risultati di tale studio, condotto presso Il Dipartimento di Biochimica e
Biologia Molecolare della School of Pharmacy di Tokyo, hanno suggerito che la
nobiletina inibisce la produzione di PGE2 indotta dagli UVB, non soltanto
sopprimendo l’espressione della COX-2 (cicloosigenasi di tipo II), ma anche
riducendo l’attività della PLA2 (fosfolipasi A2) nei cheratinociti umani. Per
tali ragioni, la nobiletina potrebbe essere impiegata come filtro solare nelle
preparazioni cosmetiche per proteggere dalla fotoinfiammazione e dal
invecchiamento cutaneo precoce13.
PROFILO TOSSICOLOGICO
I PMFs sono considerati composti altamente sicuri.
Studi condotti su roditori hanno suggerito che tali sostanze sono sicure fino al
dosaggio di 14 g/die. La somministrazione orale di tangeretina nei ratti non ha
dimostrato influenzare la funzione della maggior parte degli organi
14.
Dato che alcuni flavonoidi possono essere genotossici, mentre altri
possono al contrario, inibire la genotossicità di alcuni agenti
mutageni15, è stato studiato il potenziale mutageno di una miscela di
polimetossiflavoni purificati, ottenuti dall’estratto della buccia di agrumi,
contenenti tra le altre sostanze
nobiletina e tangeretina in percentuali rispettivamente del 32,5 %e del
14 %. I risultati ottenuti hanno evidenziato che la miscela di PMFs non
possiede alcuna attività genotossica
in vitro 16.
INTERAZIONI CON FARMACI
Mentre alcuni flavonoidi naturali presenti nel succo di pompelmo
(narigenina, quercitina) sono in grado di inibire il CYP3A4, e possono quindi
determinare significative interazioni con numerosi farmaci 17, uno
specifico studio ha dimostrato che la tangeretina e la nobiletina non inibiscono
la 6-beta idrossilazione del testosterone catalizzata dal CYP3A4. In aggiunta,
tale studio ha verificato la capacità di questi PMFs di promuovere l’uptake
dell’antitumorale vinblastina inibendo la Glicoproteina P: per tale motivo
queste sostanze potrebbero avere un potenziale utilizzo come agenti in grado di
ridurre la MDR (resistenza multipla
ai farmaci) o di aumentare la biodisponibilità di altre molecole
18.
DOSAGGIO
Gli
studi clinici sono stati condotti somministrando nei pazienti 150 mg di
PMFs 2 volte al giorno (durante o
lontano dai pasti). Alla dose efficace di 300 mg/die, oltre alla riduzione dei
livelli di colesterolo e trigliceridi, si osservano anche gli effetti
antiossidanti e antinfiammatori19.
EFFETTI COLLATERALI E
CONTROINDICAZIONI
Non sono noti effetti indesiderati di
alcun rilievo; l’estratto ai dosaggi standard è ben tollerato e privo di
tossicità1,3 .
PRECAUZIONI
D’IMPIEGO
E’ sconsigliata in
gravidanza.
STUDI CLINICI
I benefici dei PMFs in
associazione ai tocotrienoli, sono stati dimostrati in vivo, in vitro e in diversi studi clinici. In due
di questi studi clinici, pazienti ipercolesterolemici (selezionati in base al
protocollo di studio) hanno assunto 150 mg del complesso PMFs-tocotrienoli 2
volte al giorno (300 mg/die), continuando a mantenere le stesse abitudini
alimentari e lo stesso apporto calorico per tutta la durata dei
trials.
Campioni di sangue sono stati
prelevati all’inizio dello studio e al temine delle quattro settimane. Sono
stati quindi analizzare i livelli di colesterolo totale (TC), di colesterolo
LDL, di apolipoproteina B (associata alle LDL), di apolipopoteina A1 (associata
alle HDL), e di trigliceidi totali (TG). I risultati degli studi clinici sono
risultati simili nel loro effetto, con una riduzione percentuale del colesterolo
totale di circa il 25%, di colesterolo LDL del 23% e di trigliceridi totali del
28%. Inoltre, in tutti gli studi clinici il rapporto LDL/HDL è diminuito di
circa il 24% (grafici 1 e 2).
Un altro studio,
randomizzato e in doppio cieco è stato condotto per 24 settimane su 120 pazienti che presentavano livelli
elevati di colesterolo. I risultati ottenuti sono risultati ancora più
convincenti20.
VANTAGGI DEI PMFs RISPETTO AI
TRADIZIONALI FARMACI
IPOCOLESTEROLEMIZZANTI
La principale classe di farmaci utilizzati nel trattamento
dell’ipercolesterolemia è rappresentata dalle statine. Queste molecole agiscono inibendo l’
idrossimetilglutarilcoenzimaA reduttasi (HMG CoA reduttasi), l’enzima limitante
la sintesi del colesterolo. Dato che il coenzima Q10 condivide la
stessa via biosintetica, uno degli effetti negativi del consumo di statine è
l’inibizione della sintesi del Q10. Riducendo i livelli di tale
coenzima le statine possono quindi predisporre i pazienti a quelle patologie cardiache che in realtà
dovrebbero prevenire.
Le statine sono state inoltre associate a numerose reazioni avverse. Gli
effetti collaterali più lievi e poco frequenti sono rappresentati da disturbi
gastrointestinali, insonnia e irritazioni cutanee. Le reazioni avverse più gravi
sono rappresentate da
rabdiomiolisi, angioedema ed epatite.
I PMFs, al contrario, agiscono causando una naturale
riduzione dell’HMG CoA reduttasi, aumentando la percentuale di degradazione
delle molecole di tale enzima e perciò riducendo i livelli totali di colesterolo
senza causare nessuna delle reazioni avverse associate al consumo di
statine20.
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