Articolo Trifoglio
Farmacia News
giugno 2008
Trifoglio rosso,
una pianta portafortuna
Fitoestrogeni e
menopausa: il trattamento
dei disturbi e
la prevenzione dei rischi
di Massimo
Destro - Medico chirurgo, specialista in Ostetricia e Ginecologia
(ASL Città di
Milano – ICP)
Il trifoglio
pratense o rosso è solo una delle circa trecento specie di Trifolium,
genere compreso nella famiglia delle leguminose e nel sottogruppo
delle papilionacee. La pianta del trifoglio pratense cresce
spontanea e si può trovare ovunque, dal livello del mare fino a
3.000 metri d’altezza. Le specie di trifoglio rosso sono
principalmente distribuite nelle regioni temperate e subtropicali
dell’emisfero boreale del globo, rifuggendo l’eccessiva umidità o
aridità del suolo. Il nome del genere Trifolium rispecchia la
caratteristica della pianta, quella appunto di avere le foglie
composte da tre
foglioline in disposizione digitata. I fiori sono riuniti in
infiorescenza a capolino o a
spiga, con
calice tubuloso, profondo e sottile. Il frutto è un legume di forma
ovale e compressa, coperto o appena sporgente dai resti membranosi
del calice. La pianta del trifoglio rosso è perenne, della durata
media di due anni, con radici robuste a fusto lungo; gli steli
crescono da 40 cm fino a 70 cm d’altezza e le foglie trifogliate
sono ovali o ellittiche con tipica macchia biancastra a «V» sulla
pagina superiore. I fiori, di colore rosso violaceo, sono numerosi
(dai 50 ai 250) e riuniti in capolini globosi. Oltre a essere
un’importante pianta foraggera, denominata «pane del latte» in
quanto apprezzata dal bestiame, il trifoglio rosso è impiegato nella
rotazione agraria per l’arricchimento del suolo.
Dagli antichi
trattati agli studi scientifici
I Greci e i
Romani studiarono principi e proprietà curative di un gran numero di
piante, fra le quali
si ritagliò un
proprio spazio anche il trifoglio, pianta tra le più diffuse nel
mondo allora conosciuto,
presente dalle
coste del Mediterraneo fino alle lande del Nord. Decotti, polveri e
infusi a base di trifoglio venivano utilizzati per lenire ferite,
cicatrici, seni dolenti e gotta, per calmare pertossi e bronchiti,
per frenare mestrui bianchi (leucorrea), diarree ed eccessive
secrezioni gastriche.
La fondamentale
scoperta delle proprietà estrogeniche del trifoglio rosso risale
alla metà del Novecento.
Nel 1940, si
osservò che, nelle campagne australiane le pecore avevano smesso di
figliare. La causa
venne
individuata nel trifoglio rosso che era diventato, in quei tempi di
guerra, elemento esclusivo della loro alimentazione. Si iniziò a
parlare di «malattia del trifoglio», infertilità provocata da un
eccesso di fitoestrogeni. In quegli stessi anni si scoprirono e
sintetizzarono gli ormoni femminili (da parte del tedesco a.
Butenandt) e si ipotizzarono le possibili applicazioni terapeutiche
del trifoglio rosso, nei disturbi della menopausa, legati alla
cessazione della produzione di ormoni da parte delle ovaie
femminili: vampate di calore, depressione, osteoporosi, malattie
cardiovascolari, iperlipidemie.
Dagli anni
Quaranta molte deduzioni si sono tradotte in dati certi; nel 1968 fu
pubblicato il primo
studio generale
sugli estrogeni contenuti nelle piante foraggere, misurati con
metodi biologici; proprio grazie a queste opere pionieristiche oggi
si conosce in misura approfondita l’azione dei fitoestrogeni,
largamente impiegati nel trattamento naturale dei disturbi del
climaterio.
Gli isoflavoni
del Trifoglio rosso
Sono quattro gli
isoflavoni che, contenuti nel trifoglio rosso, svolgono un ruolo
unico e importante
nella biologia
dell’organismo umano. per questo motivo il trifoglio rosso risulta
essere la pianta
con il più
completo contenuto in fitoestrogeni: la biochanina a, la
formononetina, la genisteina e
la daidzeina
che, nel loro insieme hanno un’intensa attività estrogenica; vengono
perciò considerati
i quattro
isoflavoni base indicati per la terapia sostitutiva ormonale
fitoterapica (1). Il trifoglio rosso, come detto, contiene in
quantità abbondanti tutti e quattro gli isoflavoni che esercitano
una forte
attività estrogenica. Nell’organismo vengono metabolizzati, in modo
del tutto analogo
agli estrogeni
endogeni, a livello del fegato ed eliminati attraverso i reni. Gli
effetti terapeutici dei
fitoestrogeni
del trifoglio rosso, vengono sviluppati da due meccanismi; il primo,
recettoriale, sviluppa attività estrogenica e contemporaneamente
antiestrogenica coinvolgendo i recettori degli estrogeni. Il
secondo, non recettoriale, invece, comporta effetti quali la
regolazione della sintesi proteica, del ciclo cellulare e
un’attività antiossidante. Gli isoflavoni agiscono sostanzialmente
come estrogeni deboli sui due recettori estrogenici (ERa e EBß)
contenuti nei tessuti umani. Questo significa che questi principi
attivi sono sufficientemente potenti da promuovere la formazione di
tessuto osseo, ma non altrettanto da indurre formazione tumorale
connessa all’introduzione di ormoni nell’organismo. Alti livelli di
estrogeni, infatti, sono stati correlati all’insorgere
del cancro al
seno e di altre forme tumorali correlate all’assunzione di ormoni.
Ora, bloccando
gli effetti
estrogenici pericolosi per l’organismo, gli isoflavoni giocano un
ruolo di “calmiere”.
La
farmacocinetica
In uno studio
pubblicato(2)sonostati misurati ilprofilo plasmatico e quello
urinario degliisoflavoni risultati dalla somministrazione in acuto
(24ore) e in cronico (15giorni) diestratti di trifoglio rosso e
comparati con i valori ottenuti da studi equivalenti sulla
farmacocinetica degli estratti di soia. Lo studio ha dimostrato che:
la biochanina a, la formononetina, la genisteina e la daidzeina
compaiono rapidamente nel plasma, raggiungendo le massime
concentrazioni dopo 34 ore dall’assunzione. Questi dati dimostrano,
anche, che la biochanina a e la formononetina non vengono
completamente demetilate per formare genisteina e daidzeina e quindi
hanno un maggior effetto biologico rispetto alle loro controparti
demetilate. Le emivite plasmatiche di ognuno degli isoflavoni, dopo
la somministrazione in cronico,sono di 13-16 ore,perciò
sufficientemente lunghe da permettere
un’unica
somministrazione giornaliera. La somministrazione di una compressa
da 40 mg
di isoflavoni di
trifoglio rosso al giorno ha prodotto livelli plasmatici simili a
quelli riscontrati nelle
popolazionicon
un regime dietetico ad alto contenuto di isoflavoni (giapponesi,
cinesi ecc) (3). Diversamente, gli estratti di soia hanno massima
concentrazione dopo 6-7 ore e tempo di dimezzamento pari a 6-8 ore.
Gli studi
clinici
Per quanto
concerne l’efficacia, a oggi sono state coinvolte ben oltre 1.000
donne nei diversi studi clinici riguardanti gli estratti del
trifoglio rosso. Cinque studi randomizzati in doppio cieco hanno
valutato l’uso
degli isoflavoni di trifoglio rosso per il trattamento dei sintomi
vasomotori (4,5,6) (grafico 1). Inoltre, due prove open-label sono
state completate dimostrando la riduzione della frequenza
dell’intensità delle vampate (7,8).
In un ulteriore
studio (9) è stata mostrata la riduzione media nella frequenza delle
vampate del 48,5% (attivo) contro il 10,5% (placebo) con riduzione,
nel gruppo attivo, dell’indice di gravità (grafico 2).
Uno studio in
doppio cieco, randomizzato, di 12 settimane (10), in cui era
prevista l’assunzione giornaliera di 40 mg di isoflavoni da
trifoglio rosso, ha mostrato la riduzione del colesterolo totale e
del rapporto LDl/HDL (grafico 3). La sicurezza di prodotti a base di
isoflavoni da trifoglio
è stata valutata
in differenti studi. In oltre 1.000 donne reclutate non vi sono
state reazioni gravi o pericoli con l’utilizzo di isoflavoni da
trifoglio rosso (6).
Un altro studio
(11), comparando sulla linea McF7 del tumore mammario l’azione
genomica degli
estratti del
trifoglio rosso, ha dimostrato che, contrariamente agli ormoni,
l’estratto di trifoglio rosso
non induceva
nella coltura “up-regolazione” dei geni del gruppo delle
metallotioneine (Mt), proteine molto importanti nella genesi del
tumore.
In un recente
studio (12), marzo 2008, pubblicato da un’importante rivista
(Menopause International) organo della Società inglese della
Menopausa, è stata valutata e confermata, su 401 donne con una
storia familiare di cancro al seno (età compresa tra i 35 e i 70
anni), la sicurezza e la tollerabilità dell’uso giornaliero, per tre
anni, degli isoflavoni da trifoglio rosso (40 mg). L’integrazione
con isoflavoni da trifoglio rosso non modifica la densità mammaria e
lo spessore dell’endometrio e non ha effetti negativi sullo stato
delle ossa e sul sistema cardiovascolare, anzi, può apportare un
miglioramento.
Conclusioni
concludendo si
può affermare che gli integratori a base di isoflavoni da trifoglio
rosso (standardizzati in 40 o 80 mg di isoflavoni) sono indicati
nelle donne in menopausa per:
alleviare i
sintomi della menopausa, quali vampate e ipersudorazione notturna;
mantenere il buono stato di salute delle ossa; conservare i giusti
livelli di colesterolo ematico; contribuire alla prevenzione del
tumore al seno e all’utero; mantenere uno stato di benessere, senza
provocare
aumento di peso.
n* Medico
chirurgo, specialista in Ostetricia e Ginecologia
Bibliografia
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2)
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3)
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7)
Non-prescription alternatives to hormone replacement therapy. The
Female Patient 1999; 24:45-50.
8) an
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supplement on menopausal symptoms. the British Menopause Society
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9) the
Use of an isoflavone Supplement to Relieve Hot Flushes. The Female
Patient 2002; 27:35-37.
10) effect of isoflavone phytoestrogens on
lipid profile in postmenopausal peruvian women. in 10th World
congress on the Menopause 2002. Berlin,
Germany.
11) i
fito-ormoni apportano cambiamenti nell’attività genomica. proceeding
of 11th World congress of Gynecological endocrinology, Firenze 2004.
12) Red clover isoflavones are safe and
well-tolerated in woman with a family history of breast cancer.
Menopause International 2008; 14: 6–12.
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