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BELLADONNA
Nome
comune: Belladonna
Nome scientifico: Atropa belladonna L.
Classificazione
scientifica
Superregno:
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Eucarioti
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Regno:
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Piante
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Phylum:
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Embriofite
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Tracheofite
(piante vascolari)
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gruppo:
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Spermatofite
(piante con i semi)
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gruppo:
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Angiosperme
(piante con i fiori)
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Classe:
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Dicotiledoni
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Ordine:
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Solanali
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Famiglia:
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Solanacee
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Genere
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Atropa
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Specie
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belladonna
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Altri
nomi con cui la pianta è conosciuta:
Ciliegia della pazzia, Solatro furioso, Ciliegia delle streghe,
Morella furiosa.
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Origine
del nome
Nella sua classificazione delle specie vegetali, Linneo chiamò questo
genere di piante "Atropa", richiamandosi al nome di una delle tre
Parche omeriche (le tre fanciulle che, secondo la mitologia greca, tessevano
i fili dei destini degli uomini) e, precisamente, di quella che recideva il
filo della vita. La pianta contiene, infatti, alcuni alcaloidi tossici in
tutte le sue parti ed in special modo nella radice e nelle bacche.
Il nome della specie "belladonna" indica l'antica consuetudine
femminile (ad esempio delle gentildonne veneziane) di instillare il succo
della pianta (ottenuto dalle bacche macerate in acqua con aggiunta di
polvere d'argilla) negli occhi per acquisire uno "sguardo
sognante", molto apprezzato in altri tempi (in particolare nel corso
del rinascimento), in realtà dovuto a dilatazione pupillare e
paralisi dell'accomodazione. Secondo un'altra interpretazione il nome
deriverebbe dal francese belle-femme, termine usato nel Medioevo per
designare le streghe che si servivano della pianta nella preparazione di
unguenti e pozioni.
Descrizione
Pianta erbacea perenne di aspetto cespuglioso che raggiunge 2 m di altezza,
fetida e vischiosa. Ha radice rizomatosa; le foglie sono ovate, decorrenti
lungo lo stelo, alterne, le superiori più piccole. I fiori sono
piccoli e poco attraenti, solitari o a coppie all'ascella delle foglie o
alla biforcazione dei rami, corolle a forma di campana peduncolata, di
colore violetto-marrone o verde-violetto, fioritura da giugno a settembre. I
frutti a bacca, lucidi e neri, sferici delle dimensioni di un'amarena, con
un persistente calice a cinque lobi. E' una pianta erbacea (anche se
sembra un arbusto), alta fino ad un metro e mezzo; presenta piccoli fiori
campanulati poco attraenti, di color viola-marroncini e bacche nere, lucide.
Ambiente
Originaria dell'Europa e dell'Asia medio-occidentale è stata
introdotta nelle regioni calde e temperate di altri continenti, viene
largamente coltivata per le sue virtù medicinali. La belladonna
cresce nella zona montana e submontana, nei boschi ombrosi (in modo
particolare boschi di faggio o faggete) delle Alpi e dell'Appennino.
Usi
La belladonna contiene vari principi attivi utilizzati in medicina:
principalmente atropina, josciamina, scopolamina. L'atropina, alcaloide
estratto dalle foglie di belladonna, interferisce nella trasmissione degli
impulsi nervosi, provocando una diminuzione della secrezione salivare,
gastrica e sudorale, dilatazione dei bronchi, diminuzione del tono muscolare
intestinale, intensificazione dell'attivit� cardiaca, sensazione di
ubriachezza, stati di allucinazione, coma e, in elevate quantit�, pu�
uccidere. L'atropina viene usata principalmente in oculistica ma poichè
antagonizza parte degli effetti del sistema nervoso parasimpatico ha trovato
un numero molto elevato di impieghi soprattutto nel campo della sedazione e
dell'anestesia pre-operatoria come "protettrice del cuore". Poichè
rilassa la muscolatura liscia ed inibisce le secrezioni gastriche, proprio
l'atropina è un utile strumento nella cura delle ulcere, e, per il
suo potere di intervenire nella trasmissione degli impulsi nervosi, può
funzionare da antidoto nei casi di intossicazione da funghi, morfina o gas
nervino (anche se il dosaggio eccessivo presenta gravi rischi). Un secondo
alcaloide contenuto nella belladonna, la scopolamina viene usato come
sedativo, antispasmodico antinevralgico e contro la cinetosi (più comunemente detta mal di mare o mal d'auto) e dà buoni risultati
nella cura dell'asma bronchiale. L'estratto di A. belladonna poi è anche usato come antidoto nel caso di avvelenamnto da parte di alcuni funghi
come l'Amanita muscaria od "ovulo malefico" e l'Amanita phalloides.
Come altri veleni può essere usata in minime dosi per curare varie
malattie ed è, infatti, coltivata per i numerosi principi attivi,
come antispasmodico, per il trattamento di malattie cardiache e del morbo di
Parkinson.
Effetti
tossici
A. belladonna è particolarmente pericolosa perchè i suoi
frutti sono, contrariamente a quelli di altre piante velenose, di sapore
gradevole e di aspetto invitante (sembrano grossi mirtilli), ma basta
solamente una bacca per uccidere un bambino e poche di più per un
adulto. Tutta la pianta, ma soprattutto le bacche, possono dare una
sintomatologia tossica, comune peraltro ad altre piante della famiglia delle
Solanacee, conosciuta come "sindrome anticolinergica". I sintomi
d'intossicazione (che possono avvenire in tempo differito) sono condensati
in una vecchia filastrocca inglese:
-
"caldo
come una lepre" (aumento della temperatura corporea)
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"cieco
come un pipistrello" (dilatazione pupillare e paralisi
dell'accomodazione)
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"secco
come un osso" (blocco della sudorazione e della salivazione)
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"rosso
come una barbabietola" (congestione del volto e del collo)
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"matto
come una gallina" (eccitazione psico-motoria, allucinazioni).
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